Eremi, Abbazie, Santuari e Chiese Meravigliose

Badia di Santa Maria di Sitria

A quattro chilometri dalla Frazione di Isola Fossara, l’Abbazia venne fondata all’inizio dell’XI secolo da San Romualdo. La chiesa, romanica (XII-XIII sec.)appare a navata unica con volta a botte e un presbiterio rialzato con la sottostante cripta sorretta da una sola colonna romana in granito con capitello corinzio.

Abbazia di Sant’Emiliano e San Bartolomeo in Congiuntoli

Costruita nella seconda metà del 1200 l’edificio romanico-gotico sorge lungo la via Arceviese in direzione di Sassoferrato, al centro di una piccola valle alla confluenza del Rio Freddo con il Sentino (“congiunzione” da cui l’Abbazia trae il suo toponimo).

www.abbaziasantemiliano.it

Eremo di San Girolamo detto anche di Monte Cucco

La costruzione romanica è arroccata su uno sperone roccioso del versante orientale del massiccio di Monte Cucco e strapiombante per centinaia di metri sulla valle del Rio Freddo. L’eremo, fondato nell’XI secolo, non è visitabile vigendo per esso la clausura nella quale i monaci benedettini della Congregazione Camaldolese di Monte Corona vivono il loro eremitaggio.

San Benedetto

Chiesa abbaziale dei Silvestrini, di osservanza benedettina, sorta forse nel 1200, anche se su una pietra del portale d’ingresso è incisa a caratteri gotici la data 1337. Come membro del monastero di Monte fanno o San Silvestro, sovrastante Fabriano, nel 1341 e 1344 ospita due capitoli generali della Congregazione. In questo secolo con il precedente da parte di essa inizio mercato domenicale con i mercanti forestieri (rubrica CXXXXVIII degli Statuti medioevali di Fossato: “… iuxta et ante ecclesiam sancti benedecti”), a cui almeno un membro di ogni famiglia del castello è obbligato a partecipare “cum aliqua re vel mercantia”, testimonianza dell’avvenuto superamento della chiusa economica curtense ed anche della centralità viaria del castello di Fossato. Questi mercanti venivano ospitati nell’hospitale trivii de strata, che sorgeva a pochi metri di distanza. Importante a livello artistico è la facciata, bella anche perché integra, la quale si caratterizza per il semplice rosone, i due portali ogivali, la monofora trilobata e il campanile che divide la Chiesa dalla parte abitativa, mentre all’interno sono da notare la navata centrale a tutto sesto, le due cappelle laterali a crociera ed i residui affreschi del tre – quattrocenteschi.

Santuario Madonna della Ghea

Il Santuario dedicato alla Madonna della Neve alla Ghea è ubicato in aperta campagna sul luogo di un antico insediamento romano, a poca distanza dalla frazione di Purello, in località Ghea.  La struttura originaria dell’edificio religioso, probabilmente in stile gotico, doveva già esistere prima dell’anno 1000, ma la prima testimonianza scritta è del 1229. L’edificio subì notevoli rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Di certo si sa che nel 1574 era già viva la particolare devozione verso la Vergine stante la visita apostolica di Pietro Camaiani, tuttavia per i secoli precedenti mancano informazioni essendo quasi tutto il materiale d’archivio andato perduto. Tra il 1893 e il 1907 il santuario fu oggetto di interventi di restauro, così pure tra il 1925 e il 1927. 

Oggi la chiesa si presenta ad unica navata, con tetto a capanna, copertura lignea, campanile a torre; l’esterno molto semplice è preceduto da un porticato. Il 5 agosto di ogni anno si celebra la Festa della Madonna della Ghea momento di condivisione e devozione per tutto il territorio della fascia.

Chiesa della Madonnella di Ponte Spiano

La chiesa del ponte Spiano, detta pure Madonnella, fu edificata nel 1400 con le elemosine dei fedeli sul ponte romano della consolare via Flaminia. Era di piccole dimensioni e sull’unico altare si celebravano due messe l’anno, tra cui la festa della Madonna del soccorso, la quarta domenica di settembre. Questa che si può vedere  non è la chiesa originale, poiché sul finire del 1970 venne demolita. I materiali recuperati sono serviti per la costruzione della nuova chiesa, sempre dedicata alla Madonna del Soccorso.
Gli affreschi, distaccati prima della demolizione sono conservati nell’archivio comunale.

Chiesa di S. Andrea

Sorge nelle immediate vicinanze dell’Antica rocca. Nel XIII sec. era una Pieve. Completamente ricostruita nel XVI sec. venne rifatta nuovamente nel 1802.  Oggi presenta una architettura neorinascimentale, con abside ampio in cui si trova l’altare maggiore con colonne, pilastri e capitelli. L’organo settecentesco, nella controfacciata,  presenta angeli cantori, concertisti e direttore d’orchestra. A tutt’oggi questo strumento è il primo ed unico esemplare esistente in Umbria costruito da Gaetano Callido.

Chiesa di S. Caterina detta di S. Agostino

Costruita tra il 1788 ed il 1791 dall’architetto Giacomo Cantoni, viene edificata sull’antica Chiesa di Santa Caterina di cui oggi conserva solo la cripta. Ha una bella facciata con mattoni e pietra bianca, il cui interno, di stile settecentesco, custodisce dei magnifici confessionali di stile classico. Nell’abside si può ammirare l’Annunciazione di Ippolito Borghesi, pittore seicentesco di Sigillo, importante esponente del manierismo umbro.

Chiesa di S. Anna al Cimitero

Del 1400 e sorge sull’antica Via Flaminia. Ha un bellissimo portale in pietra e due finestre. I richiami artistici più suggestivi sono rappresentati da una serie di bellissimi affreschi di Matteo da Gualdo. Nel 1633 fu aggiunto un portico a tre navate, con sei colonne. Poi il portico fu chiuso trasformando l’intero fabbricato in un tempio importante.

Chiesa di S. Maria Assunata preso Villa Scirca

È tra le più antiche chiese di Sigillo e la sua architettura risale al XIII sec. Di stile romanico, semplice nella sua austera bellezza, è arricchita dai preziosi affreschi di Matteo da Gualdo. Il Santuario è un gioiello d’arte che testimonia la fioritura della scuola umbra. Sopra l’altare maggiore c’è una Incoronazione della Vergine con l’Eterno, forse di scuola del Perugino. Nella sagrestia vi è una piccola colonna romana che forse serviva da base dell’altare primitivo.

Chiesa e convento di San Francesco di Costacciaro

Durante il Medioevo, nel territorio di Villa Col de’ Canali dovevano esistere ben tre chiese. La prima, l’antica Sant’Apollinare, dedicata anche alla Vergine Maria, sorgeva in località Valbonósa, o Le Madonne, ed era di competenza della parrocchia di San Marco Evangelista di Costacciaro.

La nuova chiesa di Villa, sorta, nel ’700, sull’altura del “Capetello”, ereditò il titolo, nonché tutti i diritti e le obbligazioni di quella primitiva.

La seconda, “S. Giovanni di Pie’ de Rocca e Villa Col de’ Canali”, il cui primo documento d’archivio è datato A.D. 1340, doveva elevarsi lungo l’antica via Flaminia, oggi “via Vecchia”, e situarsi, più o meno, nella zona sottostante al bivio per l’abitato di Pie’ la Rocca. Così, almeno, attesta una carta geografica del XVI secolo. Tale chiesa andò in rovina nel 1857.

La terza chiesa era ubicata in località Poggio de Sant’Andrea e, appunto, consacrata all’apostolo Andrea. Nei documenti, la chiesa è alternativamente denominata col titolo di “S. Andrea di Venara”, o “S. Andrea di Villa Col de’ Canali”. Nel corso d’una visita canonica, che ebbe luogo nell’anno 1577, il Vescovo eugubino dell’epoca, Monsignor Mariano Savelli, ordinò all’allora rettore della chiesa, Don Paolo Billi, di far dipingere un quadro in onore di Sant’Andrea. Crollata la chiesa nel 1828, la bella tela fu probabilmente trasferita nella parrocchiale di San Marco di Costacciaro, dove a  “Sant’Andrea di Villa Col de’ Canali” fu dedicato un altare. Il bel dipinto, di grandi dimensioni, si conserva ora nella canonica di Costacciaro. Nei pressi di tale chiesa, sorgeva pure un cimitero, i cui poveri resti furono rimossi e trasferiti altrove. Del luogo sacro non rimangono, oggi, che pochi resti di muri perimetrali ed una bella base d’altare, scolpita nella “griccia”, cioè nel Conglomerato.

Euro Puletti

Le tre antiche chiese di Villa Col de’ Canali

Durante il Medioevo, nel territorio di Villa Col de’ Canali dovevano esistere ben tre chiese. La prima, l’antica Sant’Apollinare, dedicata anche alla Vergine Maria, sorgeva in località Valbonósa, o Le Madonne, ed era di competenza della parrocchia di San Marco Evangelista di Costacciaro.

La nuova chiesa di Villa, sorta, nel ’700, sull’altura del “Capetello”, ereditò il titolo, nonché tutti i diritti e le obbligazioni di quella primitiva.

La seconda, “S. Giovanni di Pie’ de Rocca e Villa Col de’ Canali”, il cui primo documento d’archivio è datato A.D. 1340, doveva elevarsi lungo l’antica via Flaminia, oggi “via Vecchia”, e situarsi, più o meno, nella zona sottostante al bivio per l’abitato di Pie’ la Rocca. Così, almeno, attesta una carta geografica del XVI secolo. Tale chiesa andò in rovina nel 1857.

La terza chiesa era ubicata in località Poggio de Sant’Andrea e, appunto, consacrata all’apostolo Andrea. Nei documenti, la chiesa è alternativamente denominata col titolo di “S. Andrea di Venara”, o “S. Andrea di Villa Col de’ Canali”. Nel corso d’una visita canonica, che ebbe luogo nell’anno 1577, il Vescovo eugubino dell’epoca, Monsignor Mariano Savelli, ordinò all’allora rettore della chiesa, Don Paolo Billi, di far dipingere un quadro in onore di Sant’Andrea. Crollata la chiesa nel 1828, la bella tela fu probabilmente trasferita nella parrocchiale di San Marco di Costacciaro, dove a  “Sant’Andrea di Villa Col de’ Canali” fu dedicato un altare. Il bel dipinto, di grandi dimensioni, si conserva ora nella canonica di Costacciaro. Nei pressi di tale chiesa, sorgeva pure un cimitero, i cui poveri resti furono rimossi e trasferiti altrove. Del luogo sacro non rimangono, oggi, che pochi resti di muri perimetrali ed una bella base d’altare, scolpita nella “griccia”, cioè nel Conglomerato.

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I fontanili

Lavatoio

Questo gradevole complesso ottocentesco a ridosso della cinta muraria medievale, raccoglieva le acque discendenti dagli Appennini – tuttora qui regolabili – per risparmiare alle donne del castello la fatica di andare a lavare i panni nelle lontane acque più in basso, come per esempio sul fosso Rigo.

Ha svolto questa funzione, oltre a quello di luogo di scherzi giovanili, fino agli anni sessanta.

Interventi successivi hanno migliorato la copertura, ma purtroppo hanno innalzato il pavimento circostante la vasca ed eliminato la siepe di bosso delimitante il panoramico lato ovest, sulla quale i panni venivano stesi ad asciugare.

Il Saletto

Da Salicetum perdente la “e”, si è passati a Salictum e da questo al volgare Saletto. Gli Statuti due – trecenteschi del castello di Fossato citano e proteggono due fonti di Palazzolo (rubriche CLVII e CLX ), ma il primo riferimento toponomastico a questa fonte con alberi, compare nel Catasto basso – medievale di Fossato, costituito da otto chilogrammi di pergamena : le salecti de palazolo. In altre carte e più tardi – 1715 – si incontra il Saletto. Quest’area risistemata sul finire del Novecento, oggi è meta di che cerca acqua di sorgente, nella rilassante quiete dei salici piangenti.

 

Trocchi del Castellaro

Del “castellare di Guido di Rabio”, così definito dalla rubrica CLXXIII degli Statuti due / trecenteschi del castello di Fossato e sovrastante i Trocchi, non c’è più traccia, se non nell’oronimo. Da quel piccolo fortilizio un uomo poteva spiare dall’alto ingressi sospetti nel territorio fossatano dall’area marchigiana ed in pochi minuti scendere non visto attraverso le Piana a Fossato a dare l’allarme. A questo fontem in castellare – definizione del 1530 – sono venuti ad attingere acqua con i loro botticelli a dorso di mulo, i transumanti maremmani stanziati nel vicino Col del Lavorato (m. 900), fino alla loro scomparsa negli anni Ottanta del Novecento.

La Vercata

Sul flumen Veturni (oggi Vetorno ) discendente da nord est / Val di Lago, qui alla Vercata (m. 525) confluisce il fosso che scende da est / Val Canovine. Oltre che di acque, è area ricca di storia: sul vicino Poggio sorgeva nel Duecento un romitorio romualdino e voc. el passo de la Varchata compa.re in carte basso – medievali, a riferire che da qui ed attraverso Piaggia Capraia e le Intassaie si sale al varco appenninico de la Sforcatura (m 854 ), dal quale poi si può scendere nelle Marche.

Capodacqua

Siamo nell’area di necropoli della romana Helvillum ( attuale Borgo ) e la prima citazione del fontem Capudaque compare nell’atto bulgarelliano di vendita del castello di Fossato a Gubbio del 18 marzo 1251. Sarà tuttavia la rubrica CXIII degli Statuti due – trecenteschi ad ordinare la sistemazione del fons capudacque : lungo otto piedi e largo cinque, affiancato da un trochus pro abeverando animalia lungo almeno quindici piedi, con “rena, calce, pietra e sovrintendenza” a spese del Comune – che nomina e paga anche due capomastri – e con contributo obbligatorio di lavoro di ogni famiglia del territorio comunale. In esso non si può lavare – aggiunge la rubrica – come invece poi si è fatto fin oltre metà Novecento.

La Conserva

E’ la conservam citata nella rubrica CXI degli Statuti due – trecenteschi del castello di Fossato, con funzioni idro – geologiche sapientemente collegate al Fonte di S. Maria – oggi “le Fontanelle” – poco più a valle. La rubrica XXX (della Riformanza del 1406) ordina la costruzione di “un fonte presso la Conserva, in via Nova”, la via che da sud saliva al castello, toccando il muro ovest della Conserva stessa, prezioso serbatoio di acqua per Fossato durante certe crisi idriche, come durante la seconda guerra mondiale’.

Le Fontanelle

Le Fontanelle lungo la salita dalla consolare Flaminia al castello, nel Duecento erano il Fonte di S. Maria, da cui ha mutuato il nome il vicino monastero di S. Maria del Fonte sorto nel 1292. La rubrica LVIII degli Statuti vieta l’uso come lavatoio del fonte, che nella rubr. CXI è infatti definito abbeveratoio dal quale è proibito sottrarre acqua e per il quale vengono dettate regole per la sua sistemazione, facendo altresì “controllare il condotto fino alla Conserva”, situata più a monte e da cui discende l’acqua tuttora alloggiata in una galleria del fonte, per esser poi erogata alle vasche esterne. E’ una straordinaria opera di ingegneria idraulica duecentesca.